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La Nave di Albenga

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In Italia, il primo relitto oggetto di esplorazione sistematica e di scavo è quello di Albenga, una grande nave romana da trasporto commerciale del I secolo a.c., ultimo secolo della Repubblica. Già dal 1925 erano state recuperate delle anfore rimaste impigliate nelle reti dei pescatori liguri. Il relitto si trova a 1400 metri dalla costa di Albenga, alla profondità di 40-42 m, adagiato sul fondo, in assetto di navigazione. La nave calò a picco senza grandi sconvolgimenti appesantita dal notevole carico. Il cumulo di anfore emergeva dal fondo per quasi 2 metri.

IMG 0095Risale al 1950 il primo intervento scientifico per iniziativa di Nino Lamboglia con l’impiego di palombari e della nave recuperi Artiglio. Purtroppo venne usata la benna dell’Artiglio per il recupero, con grave danno, di cui lo stesso Lamboglia si rammaricò a lungo. Nel 1957 avvenne il rilevamento totale del giacimento e nel 1961 fu condotto il primo saggio di scavi a cui ne seguirono molti. A tutt’oggi il relitto non è ancora stato scavato integralmente. Il fasciame non è visibile, sepolto dal carico di anfore che si è stratificato sul fondo. 

La nave trasportava anfore vinarie, dalle 11000 alle 13000 a pieno carico, disposte in cinque strati, con una portata di 500-600 tonnellate. Negli spazi residui fra le anfore erano collocate pile di vasellami prevalentemente piatti e ciotole di ceramica nera di origine campana. Le anfore recuperate, ora al Museo Navale di Albenga, sono prive di bolli o di iscrizioni, contenevano vino, erano rivestite internamente da pece o resina ed erano tappate ermeticamente con sugheri, poi sigillati con malta di calce al fine conservare al vino il suo sapore. Erano stivate con il sistema tipico delle navi onerarie, ovvero disposte su cinque strati sovrapposti, con il fondo incastrato nei vuoti fra le anfore sottostanti ed il collo trattenuto dai fondi delle anfore sovrastanti. Le anfore sono snelle ed oblunghe, della cosidetta forma “Dressel 1B”, dal nome dello studioso tedesco Henrich Dressel che nel 1981 elaborò una tavola di 45 tipi diverse di anfore, ancora oggi fondamentale per la classificazione delle stesse. Furono recuperati anche sette elmi di bronzo appartenenti a soldati imbarcati per difendere la nave in caso di eventuali attacchi di pirati ed un corno di piombo, lungo 26 cm, con funzione pare scaramantica.

IMG 0094Dal punto di vista tecnico fu il primo scavo nel 1960 in cui si usò una campana batiscopica a tre posti per migliorare le condizioni di sicurezza. La nave romana di Albenga, oltre che un relitto di grande importanza e bellezza, rimane un punto di partenza per le attività archeologiche sottomarine condotte in Italia. 

Paola 

Per chi fosse interessato, il club possiede dei video d’epoca ed anche recenti da visionare.

Possiamo inoltre organizzare gite ad Alassio- Albenga, e, per chi fosse munito di brevetto Ara Estensione o equivalente, con immersione sulla nave di Albenga.

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