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Lavori subacquei – PIATTAFORME

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Sembrava che il Lago stesse facendo di tutto per non lasciarsi portare via l’ultima parte della famigerata rete, ancora pericolosamente impigliata tra la piattaforma dei 30 e quella dei 40 metri, impedendo con le sue alte onde e con schiumosi frangenti, l’entrata in acqua dei sommozzatori, vincendo una prima, temporanea sfida con i nostri volontari e nonostante il recupero fosse stato attentamente pianificato e concordato nel briefing di giovedi sera, in piscina.

Domenica 25-01-2015 infatti le alte onde ed il forte vento di Pelér, sferzavano fin dal mattino le rive del lungolago, con alti e spettacolari spruzzi che, impedendo l’entrata in acqua, ci hanno costretto a rimandare le operazioni alla domenica successiva.

La pianificazione concordata per la bonifica, rispecchiava quella adottata in precedenza, nel recupero della parte superiore della rete, al di sopra della piattaforma dei 30 metri,  con la costituzione di due squadre, denominate A e B, formate rispettivamente da due subacquei operativi e di un supervisore, con il solo compito di controllo della sicurezza, stazionando nelle vicinanze della piattaforma dei 30 mt, una bombola da 5 lt avrebbe garantito una fonte d’aria alternativa in caso di necessità.

La mattina di domenica primo febbraio ci siamo trovati nuovamente sul molo, il sole pigramente sembrava non volesse farsi vedere, il freddo vento del nord spingeva le onde a sbattere sul lungolago, infrangendosi in mille gelidi spruzzi.

Anche questa volta le condizioni non erano fra le migliori, ma meno problemartiche della domenica precedente per cui, incrociando lo sguardo e con una sola, sintetica parola di intesa, abbiamo deciso di andare.

Le operazioni di recupero sarebbero state eseguite operando con la squadra A nella parte sopra la piattaforma mentre la squadra B nel tratto verticale tra la piattaforma dei 30 e quella dei 40 mt, la rete da recuperare sarebbe stata tenuta insieme e raggomitolata, uttilizzando della fascette in Pvc in modo da poterla mettere facilmente in un sacchetto per il trasporto in superfice e il sucessivo smaltimento.

Dopo aver fatto il briefing, utilizzando anche questa volta delle schede in modo che i compiti assegnati fossero chiari e ben memorizzati, siamo entrati in acqua, affrontando e vincendo la sfida con le onde e, con vigorose pinnate abbiamo raggiunto il punto di immersione.

Lasciata la superficie e dopo due brevi tappe di controllo sulla piattaforma dei 10 mt e dei 20 mt, siamo arrivati in vista della rete che, distesa e minacciosamente aperta, ondeggiava nella lieve corrente che puntava verso nord,

Un ok ed un semplice sguardo di intesa e poi via, ognuno per il proprio compito e con le mansioni che avevamo puntualmente programmato.

Assieme al mio compagno, nonché mio presidente, siamo partiti per raggiungere la cima che scendeva a 40 mt e con movimenti precisi lungo la discesa, abbiamo liberato le strutture e le cime dalla pericolosa rete, sezionandola in piccoli pezzi.

Raggiunto il fondo, nel buio dei 40 mt, noto un leggero ma insolito movimento nella rete e, muovendomi con attenzione spostandola con delicatezza, vedo un piccolo pesce persico che si dibatteva, imprigionato tra le maglie mortali della rete.

Tagliati i filamenti che lo tenevano prigioniero, il pesciolino partiva con un guizzo verso la vita e verso la libertà,  risvegliando in me il ricordo di antiche fiabe , come quella del pescatore e del pesciolino d’oro e, per un attimo ho sognato pure io di ricevere una magica ricompensa come il pescatore.

La vera ricompensa tuttavia, che TUTTI noi abbiamo trovato, è stata la soddisfazione di aver contribuito a rendere il sito più sicuro, per i pesci e per i sommozzatori.

Un grazie a tutti gli amici che hanno collaborato a di sanare l’area liberandola da una rete abusiva e da un reale pericolo.

Enzo Nadalini